LA VIOLENZA DI GENERE
Le mura domestiche possono essere un rifugio o diventare una prigione.
Questo, è un “fenomeno ampio, diffuso e polimorfo,
che incide gravemente sulla quotidianità”
(fonte Istat Maggio 2021 )
L’obbligo di isolamento domiciliare, ha amplificato questo fenomeno che spesso è stato accompagnato da frustrazioni dovute alle restrizioni sia anti-covid che economiche. Le donne che hanno chiesto aiuto al numero antiviolenza 1522, per il 47,9% hanno segnalato abusi fisici, ed il 50,5% hanno segnalato altre forme violenza, tra cui in particolare quella psicologica.
Aldilà delle sterili statistiche percentuali, cosa spinge un uomo a maltrattare la donna che ama?
Partendo dal presupposto che di base vi sia un disagio psicologico, il maltrattante (ovvero colui o colei che mette in atto varie forma di violenza di genere nei confronti del partner) non ha un vero e proprio identikit psicologico, dato che le variabili sono tantissime. Certamente è una persona che vuole ottenere un controllo totale sull’altro e che non sa gestire le emozioni come la rabbia.
MODUS OPERANDI DEL MALTRATTANTE
La persona che maltratta, controlla i movimenti della vittima limitandone la libertà e isolandola da amici e familiari; la denigra e lede la sua autostima; utilizza intimidazioni e minacce, colpevolizzandola per qualsiasi problematica della coppia; limita le sue risorse finanziarie costringendola a dipendere economicamente da lui.
Le violenze di solito, non iniziano subito ad inizio del rapporto. E’ un’escalation di episodi, caratterizzati da una violenza psicologica e che culminano con la violenza fisica.
La violenza psicologica può portare a profonde conseguenze negative nell’animo della vittima. E’ caratterizzata dalla demolizione dell’autostima della persona, la quale rimane inerme alle vessazioni, denigrazioni e minacce inferte dall’abusante.
Può diventare incapace a prendere decisioni, tanto da non riuscire a mettere in discussione la relazione della coppia; si sente in colpa come se il suo comportamento fosse profondamente sbagliato, e per questo, meritarsi il trattamento ricevuto.
Prova vergogna e per questo non riesce a chiedere aiuto, minimizzando o giustificando l’atteggiamento oppressivo o violento del partner, innescando così una spirale che rende la vittima sempre più dipendente dal maltrattante.
Studi effettuati, hanno evidenziato un circolo vizioso nel maltrattamento, il quale presume le seguenti fasi:
1) accumulo di tensione;
2) esplosione della violenza (fisica, sessuale);
3) pentimento, riconciliazione e calma.
Questo ciclo si ripete finché un intervento esterno o una separazione (o peggio), interrompe la sequenza (Walker 1979, 1983).
MA COME SI PUÒ USCIRE DA QUESTA SPIRALE?
Innanzitutto, bisogna farsi una domanda (scontata se vogliamo): questo rapporto mi sta fa star bene? Sono felice? Può essere amore se mi viene riservato questo trattamento? Realizzare ed ammettere che si sta subendo violenza, è il primo passo per riappropriarsi della consapevolezza del sé.
Possiamo chiedere aiuto ad una persona fidata, la quale può osservare con occhio esterno la problematica.
Il numero antiviolenza 1522, può essere una importante risorsa per chiedere aiuto. Operatori specializzati, saranno in grado di consigliare e supportare il richiedente. Si può consultare il sito www.1522.eu , appositamente ideato dal Consiglio dei Ministri.
Rivolgersi e chiedere assistenza ad un centro antiviolenza. Sono centri specializzati nell’accoglienza, l’ascolto e sostegno di donne vittime di abusi. Possono fornire tutela legale, ospitare in case rifugio e dare sostegno anche ai minori coinvolti nella vicenda, nonché fornire sostegno psicologico. I centri anti-violenza sono capillarmente presenti in ogni città. Informazioni e sedi a questo indirizzo ⇒ D.i.Re
IL CODICE ROSSO
E’ importante precisare che la Legge 19 luglio 2019 n. 69, cosiddetta “Codice Rosso”, ha ampliato i meccanismi del sistema giudiziario in materia di violenza di genere e domestica. Il Codice Rosso ha permesso di creare una corsia preferenziale immediata nei casi di questo tipo.
La Polizia Giudiziaria dopo aver ricevuto la notizia di reato, deve immediatamente riferirla al Pubblico Ministero. Entro tre giorni dall’iscrizione, il P.M. dovrà ascoltare la parte offesa od assumere informazioni dalla persona che ha sporto denuncia.
Inoltre l’Art. 384 Bis del Codice di Procedura Penale, prevede che la Polizia Giudiziaria in caso colga in flagranza un soggetto responsabile di reati contro la famiglia, può richiedere immediatamente al P.M., l’autorizzazione della misura pre-cautelare di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare.
Questa misura, può essere adottata solamente quando vi siano fondati motivi che la condotta criminale possa essere ripetuta, mettendo così in grave pericolo la vita, l’integrità fisica e psichica della parte offesa.
"Con l’espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso"
La Polizia di Stato, sensibile a questa tematica, ha messo in campo un ulteriore strumento per la segnalazione di diversi reati, tra cui le Violenze Domestiche. Si chiama YOUPOL, ed è un’ App scaricabile sugli store degli smartphone, con la quale si può segnalare in tempo reale, oltre ai reati comuni, casi di maltrattamento o violenze di genere.
⇒ Dai un’occhiata al Volantino Informativo della Polizia di Stato ⇐
La persona violenta può cambiare?
Va ricordato inoltre, che il soggetto maltrattante non sempre è una persona impossibile da riabilitare. Esisto centri specializzati nel percorso psicologico per aiutare le persone con questa indole aggressiva; l’obiettivo principale è quello di fermare l’atteggiamento violento, passando attraverso i meccanismi emotivi e culturali che hanno portato il soggetto a compiere determinate azioni.
La comprensione e la responsabilizzazione degli abusi inferti, attraverso lo specifico percorso terapeutico, potrà aiutare queste persone a rielaborare il sistema famiglia da un nuovo e sano punto di vista.
La regione Emilia Romagna, sensibile a questa tematica, ha promosso 10 centri sparsi nel territorio, specializzati nel recupero ed educazione generale dei soggetti responsabile di violenze in famiglia.
Visita l’elenco Contrasto Violenza di Genere