separazione conflittuale

Analisi delle dinamiche di conflitto e delle conseguenze per i membri della famiglia

Prestando la mia opera professionale in qualità di Consulente Tecnico d’Ufficio in ambito civile, nella quale vengo chiamata dal Tribunale a valutare il complesso mondo famigliare e le competenze genitoriali, ho potuto constatare un vertiginoso aumento delle separazioni accompagnate da conflitti estremamente disfunzionali tra le parti in causa, che hanno un impatto significativo su tutti coloro che sono coinvolti in queste situazioni.

Studi specifici evidenziano come le interazioni disfunzionali fra i genitori, influenzino negativamente nei figli lo sviluppo della mentalizzazione (Fonagy, Target, 1997), della intersoggettività (Stern, 2004) e della regolazione affettiva (Fivaz et al., 1999). L’ambiente emotivo proprio delle famiglie conflittuali è meno flessibile e differenziato, ed espone la prole ad una condizione di sofferenza e rischio psicopatologico.

Questa discussione mira a migliorare la conoscenza delle molteplici facce di una separazione estremamente conflittuale e delle risposte professionali che possono aiutare sia i genitori che i loro figli, le figure più spesso coinvolte nelle controversie.

Il principio della bi-genitorialità e la conflittualità genitoriale

La  Convenzione sui Diritti dei Fanciulli  (New York, 20 novembre 1989, recepita in Italia dal 1991), stabilisce che i minori hanno il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi, anche se gli stessi siano separati o divorziati.

Tale linea di principio è il fondamento alla base delle decisioni che il Giudice dovrà prendere nei procedimenti inerenti il diritto  di famiglia.

Di fatto, quando il diritto alla bi-genitorialità risulta pregiudizievole per i minori a causa dei comportamenti disfunzionali posti in essere dai genitori, si rende necessario intervenire sulla responsabilità genitoriale, che a seconda dei casi può essere sospesa o revocata dal tribunale in caso di gravi mancanze (vedasi affidamento ai servizi sociali, affidamento esclusivo ad un genitore).
Per poter gestire il conflitto della separazione in maniera funzionale, è necessario che la coppia elabori i vissuti attraverso 6 step (Bohannan, 1973):

  • Divorzio emotivo: caratterizzato dal graduale deterioramento del legame affettivo tra i due partner, fino allo scioglimento del progetto di vita comune.
  • Divorzio legale:lo scioglimento legale del vincolo.
  • Divorzio economico:cambiamento di status che può creare una condizione di disagio economico per uno o entrambi i coniugi.
  • Divorzio comunitario:abbandono dell’abitazione comune o allontanamento in generale della rete sociale costruita insieme.
  • Divorzio genitoriale:rappresenta il momento in cui i due ex partner devono ridefinire la loro funzione genitoriale decontestualizzandola dal rapporto di coppia.
  • Divorzio psichico:  ottenere la totale indipendenza psicologica dall’ex coniuge ed essere in grado di riprogettare la propria esistenza, pur mantenendo la propria funzione genitoriale ed il conseguente vincolo di alleanza con l’altro genitore.

Il  divorzio psichico rappresenta dunque l’ultimo stadio di elaborazione, con il quale la persona accetta e consapevolizza il fallimento del legame, rinunciando al protrarsi della conflittualità.
Nella funzione genitoriale, è fondamentale che gli ex-coniugi continuino a svolgere i ruoli di padre e madre, riconoscendosi reciprocamente come tali ed instaurando un rapporto cooperativo su tutti gli aspetti che riguardano l'esercizio della genitorialità (Ritucci, Grattagliano, Orsi, 2009).

In molti casi, tali processi non vengono elaborati, con il risultato che la conflittualità, la rabbia ed il sentimento di vendetta, impedisce il superamento della sofferenza della separazione, portando la ex coppia a denigrarsi e squalificarsi reciprocamente pubblicamente, con guerre giudiziarie interminabili che danneggiano gli stessi e soprattutto i figli. In questi termini, essere genitori adeguati risulta impossibile (Salluzzo, 2004).

Cosa si intende per alta conflittualità?

Polak e Saini (2019), definiscono una separazione ad alto conflitto come un’integrazione multiforme di diversi sistemi che circondano la famiglia (settore legale, servizi sociali, ex coppia e figli).

Una separazione gravemente conflittuale, può intendersi quando la coppia genitoriale presenta nel tempo schemi rigidi e distruttivi del rapporto, che finiscono inevitabilmente per coinvolgere anche i figli. In molti casi, il conflitto può essere alimentato da sentimenti di rabbia, risentimento, gelosia o vendetta.

Non sono ammesse possibilità di raggiungere accordi sulla gestione della prole, nonché sulle varie aree della separazione, cronicizzando quindi la situazione stessa la quale si mantiene inalterata con azioni che possono essere palesi o mascherate.
Questo scenario, può compromettere il regolare sviluppo psicofisico dei figli della coppia separata, ponendoli pertanto in  una  forte condizione di rischio. Per certi aspetti, il protrarsi dei rapporti disfunzionali tra i genitori rappresenta una forma mascherata di maltrattamento psicologico.

La caratteristica principale in questi contesti, è la mancata elaborazione della sofferenza legata all’evento separativo, che può essere equiparata ad un lutto.
La psichiatra Elisabeth Kübler-Ross nel 1969, ha elaborato una teoria secondo la quale il lutto prevede cinque fasi: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione. Per giungere alla piena accettazione della perdita, la persona attraversa necessariamente tali tappe, come rappresentato nella didascalia.

psicologia kubler-ross

Di conseguenza anche la separazione, andrebbe trattata come tale, non negando tale sofferenza al fine di elaborare la stessa, trasformandola in nuove risorse per le dinamiche che si verranno a creare.

Non a caso, le separazioni sono spesso descritte come una delle esperienze più stressanti ed emotivamente intense che una persona  possa affrontare e questo processo di elaborazione può diventare ancora più difficile quando intervengono sul campo fattori esterni.

Non di rado si osserva la difficoltà dei genitori a concentrarsi sui reali bisogni dei bambini, che vengono scissi dai bisogni degli adulti (Bacon e McKenzie, 2004). Di conseguenza, alti livelli di conflitto interparentale sono estremamente dannosi per lo sviluppo dei bambini, e possono innescare nei minori effetti psicologici negativi, che tendono a persistere nel tempo (Moral et al., 2021).

Il contesto giudiziario

Le situazioni di alta conflittualità, infatti, sono spesso caratterizzate da controversie legali ricorrenti, alto grado di rabbia e sfiducia reciproco, problemi di comunicazione legati all'ostilità, discussioni e aggressioni verbali e/o fisiche.  Un nodo cruciale  risulta quindi essere il contesto giudiziario che caratterizza queste situazioni e all’influenza che lo stesso finisce per avere sulla dinamica relazionale tra gli ex coniugi e tra gli altri protagonisti del procedimento.

Gli attori in tali situazioni, ricercano una soluzione immediata al disagio associato al conflitto, ricorrendo al Tribunale lasciando  che sia un giudice a decidere per la risoluzione della controversia. In realtà, il genitore che demanda tale responsabilità ad un terzo le decisioni inerenti le ostilità,  non otterrà mai una conclusione a lui  soddisfacente.
Va considerato che il sistema legale, per la sua strutturazione, può esasperare il conflitto interparentale perché si concentra su una logica win/lose, che incoraggia i genitori a rafforzare questa dinamica, enfatizzando le strategie di colpa e controllo reciproco (Neff e Cooper, 2004; Martinson, 2010).

Questo significa che le parti e rispettivi legali, sono concentrati ad avere la meglio sulla controparte. Viene quindi posta la centralità dell’attenzione principalmente sugli adulti, che diventano i protagonisti del contenzioso. Il focus principale del contendere, ovvero il figli, viene relegato ad un ruolo marginale o peggio, vengono utilizzati per cercare di punire, controllare o screditare l'altro genitore.

In tali scenari, ove la conciliazione risulta impossibile,  è più che comprensibile che un Giudice si avvalga della consulenza tecnica di ufficio, per valutare l’idoneità genitoriale e ricevere indicazioni rispetto all’affidamento dei figli e alla frequentazione con i due genitori.
Il compito del consulente sarà quello di valutare il sistema famiglia all'interno di un quadro globale, inclusa la storia della famiglia e della genitorialità, i fattori sociali e culturali, le motivazioni personali e modelli dietro il conflitto.  

Nello specifico l’indagine verrà effettuata attraverso il funzionamento interpersonale e relazionale dei genitori, la presenza di eventuali presenze di psicopatologie negli stessi, nonché le loro competenze genitoriali, oltre l’influenza che il conflitto ha generato sullo stato psicologico dei figli.

In base agli esiti, il CTU indicherà al giudice, le misure di intervento necessarie per l’interesse superiore dei minori coinvolti.  Non è un caso che i quesiti standard  posti al consulente, vertano esclusivamente sugli ambienti relazionali dei minori.
Personalmente, in più situazioni, ho formalmente richiamato i genitori ad una profonda riflessione, in quanto erano talmente coinvolti ad avvalorare le loro motivazioni legali, tanto da “dimenticarsi” dei figli, i quali scomparivano di fronte ai contenziosi. Il risultato di tale atteggiamento è che i genitori non riuscivano più a comprendere i reali bisogni e richieste della prole.

Dinamiche Separazione Conflittuale

Secondo Disner et al. (2011), si possono notare tre forme di pregiudizio caratteristiche dei soggetti coinvolti nella conflittualità post-separazione: percezione selettiva, memorizzazione selettiva ed elaborazione cognitiva distorta. In altre parole, un genitore può percepire il proprio ex compagno/a in modo distorto, in maniera da cogliere solo le informazioni che confermano i suoi pregiudizi negativi e pertanto diventa recalcitrante rispetto alle informazioni che non sono conformi ai suoi pensieri.

Le separazioni conflittuali, spesso riflettono una serie di problemi non risolti e dinamiche relazionali complesse tra i partner.  Le dispute possono riguardare questioni finanziarie, custodia dei figli, divisione dei beni,  infedeltà o altri problemi emotivi profondamente radicati.

 Come osservato dalla sottoscritta nei casi trattati, soventemente gli ex partner non perdono occasione per denigrarsi a vicenda, anche di fronte ai loro figli. Nella maggior parte dei casi, vi è un’assoluta mancanza di co-parenting, ovvero l'insieme dei comportamenti che vengono stabiliti e condivisi dalla coppia per garantire lo sviluppo fisico e psicologico dei propri figli, anche nel caso in cui i due genitori non convivano.

Anche la comunicazione tra la coppia genitoriale risulta inadeguata, in quanto  le informazioni vengono processate informalmente tramite mail o messaggi o tramite i legali (risulta imprescindibile che ne rimanga traccia). È presente la scarsa propensione al criterio dell’accesso all’altro genitore.
Queste dinamiche disfunzionali si traducono in emozioni negative per i protagonisti, che fomentano l’attrito e rendono difficile il raggiungere un obiettivo comune, ovvero il benessere dei figli.

Priorità Legale e Custodia dei Figli

i figli e la separazione

Nelle situazioni post-separazione altamente conflittuali, i genitori incontrano notevoli difficoltà nell'agire nell'interesse superiore del bambino. A fronte di forti sentimenti di rabbia, vendetta e tradimento, la valutazione del benessere dei figli può essere ostacolata da tali emozioni, diventando così secondaria.  
Emerge il bisogno egoistico di ottenere l’affidamento o il collocamento dei figli, così da conquistare il riconoscimento sociale dell’ essere il genitore “migliore” o “colui che ha subito ingiustamente un torto”. Quindi, un genitore può dire che sta agendo nel migliore interesse del proprio figlio, ma in realtà il suo comportamento risponde ai propri bisogni legati alle ferite della separazione coniugale.

Allo stesso modo, le persone che si sentono irrimediabilmente ferite dalla separazione, possono cercare di proteggersi psicologicamente trasformando sentimenti di vulnerabilità, in potenti sentimenti di ingiustizia accompagnati da lamentele e desideri di ricevere giustificazioni e risarcimenti per il danno inflitto dall'altro genitore (Demby, 2017).

Il conflitto post-separazione incide profondamente sullo stato emotivo dei figli  e si verifica quando i genitori, anche inconsapevolmente,  coinvolgono i loro bambini nelle loro ostilità. I minori che vengono messi al centro della disputa dei genitori, hanno maggiori probabilità di subire psicologicamente la separazione, in quanto verranno inevitabilmente chiamati a schierarsi dall’una o dall’altra parte.

Questo fenomeno viene definito conflitto di lealtà ed implica  una situazione di estremo disagio per i minori, i quali maturano sensi di colpa tali, da individuare una “parte più debole” con la quale allearsi. Spesso vengono messi in atto meccanismi di rifiuto verso l’altro genitore, mostrando nei suoi confronti rabbia, aggressività e opposizione.

Altrettanto frequente in una separazione conflittuale, risulta essere che proprio il genitore, chiede implicitamente ai figli si allearsi con lui, denigrando sistematicamente l’altro agli occhi della prole.  Pertanto, i bambini vengono “triangolati nel conflitto dell’invischiamento” (Garber, 2014). 

Questa tipologia di evento, risulta essere disfunzionale rispetto ad una corretta crescita psicofisica dei minori, i quali rischiano di sviluppare la tendenza alla rabbia, distress o depressione , presentando quindi problemi comportamentali nelle relazioni sociale e nel rendimento scolastico. 

Infatti, un forte conflitto tra genitori altera il sistema familiare e le relative interazioni: i bambini potrebbero avere difficoltà ad adattarsi alla nuova struttura familiare e alle nuove relazioni alterate, con entrambi i genitori (Shanholtz et al., 2021). Risulta altresì di primaria importanza, ascoltare il punto di vista dei minori.

Qualora nei casi di separazione conflittuale, il Tribunale abbia predisposto l’attivazione dei servizi sociali territoriali sulla situazione, risulta fondamentale un monitoraggio familiare in maniera tale che i professionisti individuino ulteriori interventi incentrati sull’interesse superiore dei minori e sul loro diritto a garantire relazioni familiari.

Strategie di prevenzione e contenimento del conflitto

In una situazione conclamata di conflittualità, la mediazione familiare non può trovare spazio di manovra, in quanto le argomentazioni delle parti rimangono ancorate ai loro bisogni. Tale intervento può essere efficace agli albori della separazione, poiché le dinamiche interpersonali non sono ancora state viziate dai vari sistemi che entreranno in campo.   

In tal senso, sarebbe auspicabile  diffondere il concetto di prevenzione del conflitto, in cui i genitori in procinto di separarsi, siano informati adeguatamente delle problematiche che potranno incorrere senza specifiche figure di riferimento e quali percorsi intraprendere.
Questo, anche da parte dei settori legali che si occupano di diritto di famiglia, i quali dovrebbero incentivare ad utilizzare metodi non contenziosi di risoluzione del conflitto tramite pratiche collaborative, ponendo quindi al centro l’interesse dei minori coinvolti.
Quest’attenzione, aiuterebbe i genitori ad uscire dalla mentalità del conflitto per entrare in una dimensione di costruzione di un nuovo legame collaborativo nella gestione della responsabilità genitoriale.

L’investimento nella genitorialità, rafforzando le risorse genitoriali e le relazioni del bambino con gli stessi genitori dopo la separazione, può prevenire l’insorgere dei conflitti. Infatti, genitori e bambini che beneficiano di approcci professionali che li vedono coinvolti in tecniche di mediazione, lavoro di supporto psicologico e prevenzione, migliorano le competenze degli adulti nella co-genitorialità (Birnbaum & Saini, 2015).

Quando la mediazione non può più intervenire nell’alto conflitto, si può ricorrere alla coordinazione genitoriale, la quale si differenzia  dalla mediazione in quanto sposta il focus sul benessere del minore. Tale metodo alternativo di risoluzione delle controversie, che va distinto  da quello dei servizi sociali, sarà affidato d’ufficio o su richiesta delle parti ad un professionista della salute mentale o di ambito giuridico con specifica formazione.

La funzione del coordinatore sarà quella di valutare il conflitto esistente, per poi svolgere una attività di educazione dei genitori sullo sviluppo e sull’impatto dei loro conflitti sui figli, contendo gli effetti negativi per scongiurare il peggiorare della situazione. In tale senso gli viene attribuita anche una funzione decisionale: quando i genitori non riusciranno a prendere decisioni (o non ne sono in grado) per il benessere dei figli, il coordinatore potrà prendere egli stesso le decisioni necessarie, nell’ambito stabilito dal giudice o dall’incarico.

Lo stesso dovrà interfacciarsi con i professionisti presenti sul caso o sulle istituzioni che sono state messe a disposizione della famiglia. Effettuerà pertanto un servizio di monitoraggio, vigilanza, coordinamento, con relazioni periodiche al giudice.

 CONCLUSIONI

Come spiegato, separarsi dal matrimonio o convivenza senza ripercussioni sui figli richiede uno sforzo enorme, sia in termini di tempo che di impegno e pazienza, da parte di entrambi i genitori.

Sponsorizzare il concetto di prevenzione del conflitto, sicuramente potrà essere utile agli interessati per consapevolizzarli sui rischi e dinamiche che una forte controversia può cagionare al nucleo famigliare (che tale rimarrà anche dopo la separazione), in particolar modo sui figli. Rischi che riguardano sia la sfera psicologica di tutti gli attori della vicenda, nonché del fattore economico, che attualmente sembra sia il principale motivo delle diatribe nei tribunali italiani. Il lavorare insieme per proteggere il benessere emotivo dei figli, può aiutare a mitigare gli effetti negativi della separazione e a promuovere un ambiente di sostegno familiare.

Non esiste una “ricetta” per scongiurare l’insorgere della conflittualità, dato che ogni separazione ha dinamiche interpersonali uniche. Quello che però si può fare, è tutelare i figli. Ecco alcuni consigli.

  1. Comunicazione aperta e onesta: parlare e preparate per tempo i figli sulla separazione, in base alla loro età e maturità. È fondamentale spiegare ai figli che i genitori hanno deciso di separarsi non per colpa loro, rassicurandoli che non verrà meno l’amore ed il supporto di entrambi i genitori.
  2. Evitare di coinvolgere i figli nei conflitti: risulta essenziale non trascinarli nelle discussioni degli adulti. È raccomandabile che eventuali contrasti siano attuati non in loro presenza ed ascolto, in modo da preservarli da ulteriori momenti stressanti. Altamente disfunzionale è inoltre il sparlare e denigrare l’altro genitore davanti ai minori.
  3. Co-parenting collaborativo: il collaborare con l'altro genitore per stabilire un piano di co-genitorialità, manterrà per quanto possibile una routine coerente, che porterà benessere ai figli anche se i genitori non abitano più insieme.
  4. Offrire supporto emotivo:  rispettare i sentimenti dei figli rendendosi disponibili ad ascoltarli, con comprensione e senza instaurare un rapporto di alleanza. Potrebbero inoltre beneficiare di consulenza o terapia per affrontare e comprendere le loro emozioni riguardo alla separazione.
  5. Essere un modello positivo: la promozione dell’altro genitore è un altro importante passo per dimostrare maturità e rispetto reciproco. Il trovare scuse od ostacolare le visite dell’ex partner ai figli, risulta essere il primario motivo di conflitto.
Riferimenti bibliografici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *