QUANDO LA SOCIALIZZAZIONE DIVENTA SCONTRO
Nel gestire le relazioni nelle svariate situazioni in ambito sociale, capita spesso di arrabbiarsi e talvolta si interrompono le relazioni solo perché i punti di vista sono diversi. Conseguentemente il modo di affrontare la vita è personale e soggettiva.
Un esempio più che attuale è la disputa tra le fazioni pro e contro il vaccino anti Covid19, le quali si vedono contrapposte nel tentativo di imporre una determinata ideologia.
Un unico vaccino (situazione oggettiva), ha diviso le persone in base alla loro personale visione sull’argomento (situazione soggettiva).
In pratica, un’unica circostanza ha generato caos perché ciascuno di noi ha una sua lettura personale, in base alla quale raccoglie informazioni che servono a rinforzarla, e scarta tutto ciò che può indebolirla. Questo, per nutrire un senso di tranquillità ed allontanare l’ansia.
Le divergenze nascono nel momento in cui gli uni, cercano di indottrinare gli altri e viceversa, adducendo motivazioni che, come già detto, servono solo a chi è realmente convinto della propria tesi. Chi difende la posizione opposta, si mette quindi in sfida portando avanti le proprie convinzioni.
Da qui si accendono dei dibattiti infiniti, che ovviamente non avranno mai una conclusione univoca. Nel tentativo di avere l’ultima parola, spesso nascono litigi che avranno il solo risultato di allontanare ancora di più le parti, provocando la rottura dei rapporti.
I gruppi aventi lo stesso pensiero formano una sorta di comunità attiva, all’interno della quale le informazioni e ideologie vengono condivise, talvolta contraddittorie e distorte nelle realtà dei fatti.
In questo momento di pandemia, le restrizioni e le prescrizioni atte ad arginare il fenomeno, hanno portato le persone a percepire questi cambiamenti comportamentali, come una limitazione delle propria libertà, sia personale che espressiva.
Si innescano quindi tra i membri fenomeni di apprensione, timore e paura, che non fanno altro che alimentare un ulteriore accanimento al fine di imporre le proprie motivazioni, anche a chi non le condivide.
ASPETTI SOCIALI
Risaltano alle cronache cronaca episodi in cui intere famiglie e coppie separate sono al centro di diatribe per una presa di posizione (soprattutto in merito ai figli), appellandosi addirittura al giudizio dei tribunali.
Non di meno, risulta preoccupante anche l’aumentare del fenomeno del “hate speech” (o haters – discorsi d’odio rivolti, in presenza o tramite mezzi di comunicazione, soprattutto online, contro individui o intere fasce di popolazione).
Chi utilizza questa becera metodologia, aggrava i toni delle discussioni fino ad arrivare scrivere commenti cattivi e feroci con l’intento di colpire un determinato bersaglio, con lo scopo principale di creare confusione e ottenere repliche dagli altri utenti, nascondendosi dietro uno schermo convinti di non poter essere individuati.
Studi condotti, hanno evidenziato “l’effetto di disinibizione online”, nel quale le persone nel web, tendono a fare e dire cose in modo più estroverso, rispetto al contesto delle interazioni faccia a faccia (Suler, 2004, Cyberpsychology & behavior: the impact of the Internet, multimedia and virtual reality on behavior and society).
MA COME MIGLIORARE IL NOSTRO STILE COMUNICATIVO, GIOVANDO QUINDI ANCHE ALLE RELAZIONI SOCIALI?
La risposta è pazienza, volontà, ascolto e assertività.
L’assertività è la capacità dell’individuo, ad esprimere opinioni e sentimenti interiori, difendere i propri diritti e portare avanti le sue idee, rispettando simultaneamente quelle degli altri.
Secondo Joseph Wolpe (Psichiatra Sudafricano, massimo esponente della terapia comportamentale) il ruolo della comunicazione assertiva è di fondamentale importanza per attuare un sano comportamento sociale. Pertanto comunicare i propri sentimenti in maniera chiara, diretta e onesta senza manifestare aggressività o essere minacciosi verso l’altro, porta il benessere psicologico ed emotivo di chi la mette in pratica.
In questo momento storico di incertezze, dato che nessuno di noi possiede una verità assoluta tra le mani, forse l’atteggiamento migliore non è quello di fare scelte serene nel rispetto degli altri?